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Pierre Casè

GALLERIA / BILDERGALERIE / GALLERY (Photos by Roberto Pellegrini):

IL "BESTIARIO" DI PIERRE CASÈ

 

Nel Medio Evo i "bestiari" erano libri che descrivevano animali reali o immaginari capaci di assumere talora certe peculiarità comportamentali e caratteriali dell'uomo. Tra l'animale e l'uomo esisteva dunque uno stretto legame che si è perso col tempo pur resistendo fino a non molti decenni fa in certe zone di campagna e di montagna dove la vita correva in senso parallelo tra la bestia e chi la governava o aveva con essa un rapporto di vicinanza o di consuetudine. Con "Antiche presenze: il bestiario" Pierre Casè intende sottolineare, in maniera visivamente traumatica, questo momento di crisi che lo riguarda da vicino (vivendo egli in Valmaggia, nel Canton Ticino) e che di riflesso riguarda tutti noi destinati a staccarsi sempre di più dai ritmi, dai comportamenti e dalle seduzioni della natura. Il suo atteggiamento artistico scelto nella circostanza nasce da una considerazione: la vacca con le corna, un mito svizzero, non esiste più dal momento che al vitello appena nato vengono cauterizzati i due accenni ossei che gli spuntano in fronte. In tal modo si evita che, una volta cresciuti, questi bovini possano venir stipati nelle stalle senza causare ferite agli altri ospiti. E non si attua più la transumanza: le mucche di oggi non sono in grado di intraprendere lunghi percorsi. D'altronde, se gettiamo lo sguardo nell'altro capo del mondo, la massiccia moria delle api in Cina ha creato un nuovo mestiere, quello dell'impollinatore. Pertanto Casè, continuando il percorso creativo e materico intrapreso tre anni fa alla Scuola Grande della Misericordia in occasione della Biennale di Venezia e continuato con la grande mostra al Castelgrande di Bellinzona, si è rimesso a maneggiare lamiere rugginose (dove il colore aggressivo, "tagliente" e cangiante deriva dalla ossidazione e fioritura del ferro) per raccontare (seguendo il ritmo delle cose che la natura trasforma affidando variabili tonalità al loro degrado) la storia che ci abbandona, si consuma e ci consuma. Ha dunque raccolto, non senza fatica a causa di motivi burocratici, crani di bestie (mucche, manzi, capre, pecore, asini) che popolavano i pascoli del suo territorio, di animali da compagnia come cani e gatti e di altre presenze dei boschi e delle rupi (volpi, tassi, cinghiali, cervi, stambecchi). Inoltre entrano in scena dieci crani umani. Questi ultimi, sistemati in una struttura verticale, sono esibiti in coppia o singolarmente alla sommità di candidi bastoni e si comportano come sinistri nuclei centrali di fiori i cui petali sono costituiti da ondulazioni metalliche con il concorso di filo spinato a fungere da aureola. Tali pannelli, posti uno accanto all'altro, vengono collocati in cerchio nel cui centro spicca un libro di poesie dedicate agli animali da Angelo Casè, fratello di Pierre. Inoltre alcuni profili di teste ritagliate e applicate nel frastagliato racconto della materia offrono un ulteriore motivo di riflessione e di smarrimento come se il magma dei ricordi calasse fino a noi dai tempi abbandonati dalla memoria per sottolineare impietosamente i debiti nei confronti di una natura tradita, abbandonata nel perseguire un delirio di onnipotenza e di autodistruzione.

Il concetto si amplifica e si completa nella sequenza delle grandi lamiere orizzontali che ospitano e scandiscono passo dopo passo, sguardo dopo sguardo, i momenti di una colpevole nostalgia nella sinistra, scarna, lucida esibizione dei reperti scheletrici che riguardano gli animali. Le candide teste, ripulite da ogni residuo organico, si ergono con fragile mimesi marmorea dalla trafitta base che le ancora e paiono rubarci lo sguardo dalle orbite che tale sguardo hanno perduto. Altre memorie sono date dalle corna, fieramente innalzate da chi allora le aveva, o dalle fila di denti rifilati in un ghigno beffardo e senza scampo per chi osserva. Noi siamo voi, sembrano dire, e gli ex-voto che accompagnano queste tavole della colpa sembrano l'estremo rifugio di un poco probabile, e comunque tardo, pentimento. Un pentimento che dovrebbe riguardare anche il problema della moria delle api che coinvolge non solo la Cina ma l'intero pianeta a causa del dilagante inquinamento atmosferico. A tale proposito Pierre Casè ha ideato, come corollario e memento, un centinaio di piccole formelle utilizzando cera d'api oltre ai corrosivi e graffianti (in tutti i sensi) materiali che scandiscono e caratterizzano il suo gesto.

 

Luciano Caprile

>> Venedig ist eine Stadt voller Tiere (Tessiner Zeitung 21. 04. 2017, DE)

IL BESTIARIO / DAS BESTIARIUM / THE BESTIARY &

ANTICHE PRESENZE / ALTE GEGENWARTEN / OLD PRESENCES     2014-2015